Il ministro Grilli vuole salvare l'Italia. Per il Fmi il piano non funzionerà

Il super-piano di Grilli: tramite la vendità di beni pubblici è possibile ottenere 15-20 miliardi di euro l'anno, e ridurre il debito del 20% entro il 2017. Ma il Fmi smentisce: c'è un'elevatissima probabilità che fra cinque anni il debito rimanga tra il 120 e il 130% del Pil.

O c’è un complotto contro l’Italia o l’ottimismo del ministro dell’Economia Vittorio Grilli è troppo. Delle due, l’una. Nella lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, Grilli spiega che l’obiettivo del governo è quello di ridurre il debito pubblico italiano del 20% in cinque anni, che secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi) sarà al 125,8% del Pil a fine 2012. Come? Con un maxi piano di dismissione dei beni pubblici da «15-20 miliardi di euro l’anno, pari all’1% del Pil». Secondo l’ultima Debt sustainability analysis del Fmi, l’Italia ha però il 95% di possibilità che, fra cinque anni, il debito pubblico rimanga fra 120 e 130% del Pil e solo il 5% di probabilità di una riduzione sotto quota 105%, come invece detto da Grilli.

Pochi giorni fa, l’istituzione guidata da Christine Lagarde ha presentato il suo ultimo rapporto sulla situazione dell’Italia. Dalla missione condotta dal team di Kenneth Kang nei mesi scorsi, è emerso che l’Italia ha «un’agenda ambiziosa», sebbene siano ancora elevati i rischi di contagio. E nonostante gli sforzi del governo di Mario Monti, la strada rimane ancora in salita. Oltre alle considerazioni generali su riforma del sistema previdenziale, riforma del lavoro e spending review, il Fmi ha però anche tracciata la curva del debito pubblico secondo l’ampio spettro variabili a cui possono essere assoggettate Italia ed eurozona.

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